Fonte: Il Sole 24 Ore

Le novità principali:

  • Rinvio delle scadenze
    Slittamento di due anni per l’obbligo di rendicontazione:

    • 2028 per le grandi imprese ancora non attive
    • 2029 per le PMI quotate
  • Soglie più alte
    Si discute l’innalzamento dei requisiti a:

    • 3.000 dipendenti
    • 450 milioni di fatturato
  • Piani climatici non obbligatori
    Si valuta la possibilità di renderli volontari.
  • Riduzione dei data point
    L’EFRAG ha proposto di dimezzare i requisiti informativi obbligatori, favorendo un approccio più pragmatico.

Una fase cruciale per la CSRD

La revisione della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) è ufficialmente entrata in una fase cruciale.
A livello europeo si discute un importante alleggerimento degli obblighi di rendicontazione, con l’obiettivo di
ridurre i costi e semplificare l’implementazione, senza però abbandonare gli obiettivi di
trasparenza e sostenibilità.

Più flessibilità, ma la sostenibilità resta centrale

La volontà è chiara: evitare che la rendicontazione ESG si trasformi in un mero esercizio di compliance.
La “doppia materialità” resta un pilastro, ma va semplificata e resa operativa.
Le aziende sono chiamate a cogliere questa fase di transizione come un’opportunità per integrare davvero la sostenibilità nella propria strategia,
non come un obbligo da rimandare.

Prossime tappe

La discussione proseguirà con:

  • Il voto parlamentare atteso per ottobre
  • L’avvio del negoziato interistituzionale (trilogo)

Resta alta l’attenzione su temi come:

  • La coerenza con il Green Deal
  • L’impatto sulla trasparenza dei mercati
  • L’inclusione di PMI e microimprese nel processo

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