Nel 2024 il 9,9% della popolazione non ha potuto permettersi un pasto proteico almeno ogni due giorni, un incremento significativo rispetto all’8,4% registrato nel 2023. Si tratta di un trend opposto rispetto alla media dell’Unione Europea, dove si osserva un leggero miglioramento (dal 6,8% al 6,4%).
L’insicurezza alimentare colpisce soprattutto i giovani under 35 che vivono soli. I segnali più diffusi, secondo la Food Insecurity Experience Scale (FIES), riguardano la necessità di limitare la varietà degli alimenti (4,3%) e la preoccupazione di non avere cibo a sufficienza (2,5%).
Le forme più gravi – come il dover saltare un giorno intero di pasti – restano inferiori all’1%.
Differenze territoriali e condizioni dei cittadini stranieri
Sul piano territoriale emergono profonde differenze: il Mezzogiorno registra un’incidenza del 2,7%, contro lo 0,6% del Nord e lo 0,8% del Centro. Anche la condizione dei cittadini stranieri è più critica: il 1,8% vive situazioni di insicurezza alimentare moderata o grave, rispetto all’1,3% degli italiani.
Il decennio: progressi e criticità
Nonostante le difficoltà attuali, l’analisi dell’ultimo decennio mostra un progresso importante: le forme più acute di insicurezza alimentare sono diminuite dall’8,9% del 2014 al 2,7% del 2024.
Confronto europeo e dati globali
Nel confronto europeo l’Italia si colloca al 19° posto, con percentuali inferiori rispetto a Bulgaria, Slovacchia e Romania, ma superiori a quelle di Germania e Francia. A livello globale, la FAO stima che il 28% della popolazione mondiale viva in condizioni di insicurezza alimentare moderata o grave, con picchi drammatici in Africa (58,9%).
Fonte: Rapporto sull’insicurezza alimentare 2024 — Istat; dati FAO. La pubblicazione del rapporto coincide con la Giornata mondiale dell’alimentazione e dell’agricoltura e con l’80° anniversario della FAO.

