Economia circolare: l’Italia tra i campioni europei, ma restano delle sfide

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L’Italia continua a distinguersi nel panorama europeo per il suo impegno nell’economia circolare. Secondo il Rapporto 2025 del Circular Economy Network, il nostro Paese si conferma secondo in Europa per indice di circolarità, dietro soltanto ai Paesi Bassi, ma primo tra le grandi economie dell’Unione come Germania, Francia e Spagna.

Il posizionamento di rilievo dell’Italia è frutto di risultati tangibili raggiunti sul fronte dell’efficienza e del riutilizzo delle risorse:

  • Produttività delle risorse: salita a 4,3 euro per ogni kg di materiale utilizzato, con un incremento del 20% rispetto al 2019.

  • Tasso di utilizzo circolare dei materiali: passato dal 18,7% al 20,8% nel 2023, segnale di una maggiore capacità di reimpiegare risorse già esistenti anziché ricorrere a materie prime vergini.

Le criticità da affrontare

Nonostante i buoni risultati, permangono criticità strutturali. La dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento di materie prime è ancora alta: nel 2023 ha coperto il 48% del fabbisogno nazionale, ben al di sopra della media europea (22%). A questo si aggiunge un forte aumento dei costi di importazione, saliti del 34% in cinque anni, fino a raggiungere 568,7 miliardi di euro nel 2024.

Verso una vera transizione circolare

Secondo Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, la chiave per un’ancora maggiore economia circolare è progettare e produrre beni più durevoli, riparabili e riutilizzabili, e creare un mercato più solido per le materie prime seconde.

Anche Claudia Brunori (ENEA) evidenzia la necessità di ridurre la vulnerabilità del sistema italiano attraverso innovazione, ecodesign e l’impiego di tecnologie avanzate emergenti.

Le priorità per il futuro

Il rischio attuale, secondo il rapporto, è che i risultati raggiunti non si traducano in un vantaggio competitivo duraturo. Per questo motivo si invita il legislatore a rafforzare gli strumenti fiscali e normativi, sostenere le imprese nella transizione e monitorare attentamente i progressi per garantire uno sviluppo realmente sostenibile e resiliente.

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Fonte: Il Sole 24 ore

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