L’intelligenza artificiale in Italia non cresce soltanto nei laboratori o tra le big tech. Secondo il nuovo report “Intelligenza Artificiale per il Sistema Italia”, realizzato dal Sounding Board IA di Confindustria, il vero cuore pulsante dell’adozione dell’IA è rappresentato dalle filiere produttive, dai distretti industriali e dalla collaborazione tra imprese.

Il caso Reinova

A fare scuola è il caso di Reinova, azienda modenese della Motor Valley specializzata nell’elettrificazione dei veicoli. Con 100 dipendenti e 12 milioni di fatturato, Reinova integra l’intelligenza artificiale in tutti i suoi processi: dalla pianificazione alla guida autonoma, fino alla cybersicurezza.

Una realtà che dimostra come l’IA, se calata nel contesto giusto, può generare valore tangibile.

Un fenomeno diffuso

Reinova non è un’eccezione. Il report analizza oltre 240 casi d’uso in più di 70 aziende italiane, confermando una tendenza chiara: l’IA è sempre più uno strumento competitivo. Viene utilizzata per:

  • ottimizzare i processi produttivi
  • migliorare le performance aziendali
  • supportare l’internazionalizzazione
  • potenziare la logistica

I settori più coinvolti? Salute, manifatturiero, trasporti e turismo, con una crescita significativa delle applicazioni in cybersicurezza, ambito oggi percepito come cruciale.

La visione di Confindustria

Secondo Alberto Tripi, special advisor di Confindustria, l’Italia è già digitalizzata da anni: l’IA generativa è semplicemente un nuovo passo in un percorso più ampio.

Tuttavia, avverte, il cambiamento non può fermarsi alla tecnologia: serve una vera e propria evoluzione culturale. Le imprese devono imparare a integrare l’IA non come sostituto delle persone, ma come strumento per rafforzarne le capacità.

Una prospettiva internazionale

Anche a livello internazionale c’è sintonia su questa visione: Hemant Taneja, CEO di General Catalyst, ha affermato che l’IA è “molto più di una tecnologia – è un vettore di trasformazione”.

Chi saprà adattarsi ne uscirà rafforzato, chi resiste rischia di restare indietro.

Il modello italiano

L’Italia porta avanti un modello distintivo: diffuso, cooperativo, radicato nei territori. Una strategia che potrebbe rappresentare una chiave vincente per affrontare il futuro dell’innovazione in modo inclusivo e sostenibile.

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