Una nuova plastica biodegradabile potrebbe cambiare il futuro dell’ambiente marino. Un team di ricercatori del Riken Center for Emergent Matter Science e dell’Università di Tokyo ha sviluppato un materiale che si dissolve in acqua di mare in poche ore, senza generare microplastiche né emissioni nocive.
Questa innovazione è atossica, non infiammabile e non rilascia CO₂, riducendo così l’impatto ambientale anche in fase di smaltimento.
Ma i vantaggi non finiscono qui: una volta interrata, la plastica si decompone in circa dieci giorni, arricchendo il suolo con nutrienti come fosforo e azoto.
Oltre ad essere completamente riciclabile (fino al 90% dei componenti recuperabili), il materiale è anche versatile: può essere utilizzato per imballaggi, dispositivi medici, stampa 3D e altro ancora.
Il professor Takuzo Aida, responsabile del progetto, sottolinea il crescente interesse verso questa scoperta, anche se non esistono ancora piani di commercializzazione immediati.
Nei test di laboratorio condotti a Wako, un frammento del materiale è scomparso in acqua salata dopo appena un’ora di agitazione.
Innovazioni come quella del Riken vanno lette non solo come un traguardo tecnologico, ma come un segnale della direzione che possiamo prendere, se lo vogliamo.
Ovviamente, serve molto di più: ridurre la produzione complessiva di plastica, migliorare la gestione dei rifiuti, promuovere materiali alternativi e sostenibili. In questo quadro, anche le trattative per un trattato internazionale contro l’inquinamento da plastica, avviate nel 2022 e previste per concludersi entro fine 2024, rappresentano una speranza.