Mentre l’industria della moda italiana continua a dominare le passerelle internazionali, dietro le quinte si consuma una crisi silenziosa e strutturale: la progressiva scomparsa della manodopera specializzata. Un fenomeno che, secondo diversi leader del settore, rappresenta oggi una minaccia più grave delle tensioni commerciali internazionali. A lanciare l’allarme è Attila Kiss, CEO del Gruppo Florence, durante il convegno Future for Fashion tenutosi a Firenze. “Stiamo perdendo competenze che hanno reso unico il nostro sistema manifatturiero”, ha dichiarato. Il suo gruppo, che raccoglie 38 aziende italiane e serve 140 brand di lusso, è tra i più esposti alla carenza di artigiani qualificati. Il problema non è nuovo: Luca Sburlati, presidente di Confindustria Moda, lo aveva già denunciato al salone Pitti Uomo, e ora lo scenario si arricchisce di dati. Secondo uno studio di The European House – Ambrosetti, l’Italia vanta 450mila addetti nel comparto moda – ben più della Francia – ma manca una strategia nazionale per valorizzare questo capitale umano. “Le competenze italiane sono diffuse e radicate nei territori,” ha spiegato Elena Antiga (Ambrosetti), “ma senza un piano condiviso rischiamo di perderle.
In Francia, pur con meno occupati, il sistema è più integrato e verticale.” L’Italia, al contrario, si affida a progetti regionali o associativi, frammentati e disomogenei.
Maurizio Bigazzi, presidente di Confindustria Toscana Centro, ha parlato di un’urgenza culturale prima ancora che economica: “Il fashion non è solo un asset industriale. È parte dell’identità taliana. Non possiamo trattarlo come un settore qualsiasi.” Anche Carlo Capasa, presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana, ha puntato il dito sulla narrazione mediatica del settore: “Le irregolarità riguardano solo il 2% degli addetti. Ma intanto scoraggiamo i giovani. Serve una nuova immagine della manifattura moda, moderna e attrattiva.” Sul fronte internazionale, Barbara Cimmino (Confindustria) ha ribadito la necessità di politiche forti per l’export e l’attrazione di investimenti: “Un accordo con il Mercosur può aprire mercati decisivi. Ma serve anche che l’Italia sia percepita come una destinazione interessante per il capitale estero.”
Mentre l’industria della moda italiana continua a dominare le passerelle internazionali, dietro le quinte si consuma una crisi silenziosa e strutturale: la progressiva scomparsa della manodopera specializzata. Un fenomeno che, secondo diversi leader del settore, rappresenta oggi una minaccia più grave delle tensioni commerciali internazionali. A lanciare l’allarme è Attila Kiss, CEO del Gruppo Florence, durante il convegno Future for Fashion tenutosi a Firenze. “Stiamo perdendo competenze che hanno reso unico il nostro sistema manifatturiero”, ha dichiarato. Il suo gruppo, che raccoglie 38 aziende italiane e serve 140 brand di lusso, è tra i più esposti alla carenza di artigiani qualificati. Il problema non è nuovo: Luca Sburlati, presidente di Confindustria Moda, lo aveva già denunciato al salone Pitti Uomo, e ora lo scenario si arricchisce di dati. Secondo uno studio di The European House – Ambrosetti, l’Italia vanta 450mila addetti nel comparto moda – ben più della Francia – ma manca una strategia nazionale per valorizzare questo capitale umano. “Le competenze italiane sono diffuse e radicate nei territori,” ha spiegato Elena Antiga (Ambrosetti), “ma senza un piano condiviso rischiamo di perderle.
Fonte: Il Sole 24 Ore

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