Negli ultimi anni, l’industria del packaging alimentare è al centro di una trasformazione cruciale, spinta dalla necessità di ridurre l’impatto ambientale delle plastiche tradizionali. Tra le soluzioni più innovative, si afferma con forza il packaging edibile, ovvero imballaggi realizzati con materiali naturali, sicuri per l’uomo e, in molti casi, commestibili. Questi involucri possono essere consumati insieme al prodotto oppure smaltiti senza generare rifiuti, poiché biodegradabili in tempi rapidissimi.

Le confezioni edibili utilizzano ingredienti come alghe, carta di riso, proteine del latte o scarti vegetali, offrendo vantaggi ambientali immediati e una nuova esperienza alimentare. Sono in grado di proteggere e conservare gli alimenti, rallentando l’ossidazione e prolungandone la shelf-life, senza l’uso di plastica. Inoltre, vengono spesso prodotti a partire da materie prime rinnovabili o scarti agroalimentari, con un impatto ambientale ridotto anche in fase di produzione.

Esempi e applicazioni nel mondo

Il settore è in fermento a livello globale. La startup londinese Notpla ha creato bolle d’acqua commestibili a base di alghe, distribuite alla Maratona di Londra come alternativa alle bottigliette di plastica. Negli USA, Loliware propone cannucce a base di alghe completamente compostabili. In Italia, Packtin sviluppa gel spray edibili per la conservazione della frutta, mentre la britannica Gousto ha introdotto imballaggi a base di proteine di piselli per meal-kit e dadi da brodo. Anche Lidl Svizzera, in collaborazione con i laboratori Empa, sta sperimentando pellicole in cellulosa per rivestire frutta e verdura.

Le sfide del packaging edibile

Tuttavia, il packaging edibile deve ancora affrontare sfide significative prima di poter essere adottato su larga scala. In primo luogo, i costi di produzione risultano ancora elevati rispetto agli imballaggi tradizionali, a causa della complessità dei processi di ricerca, sviluppo e realizzazione. Questo rappresenta un ostacolo concreto alla competitività economica del prodotto.

A ciò si aggiungono alcune criticità logistiche e tecniche, legate alla conservazione e al trasporto: trattandosi di materiali spesso sensibili all’umidità, al calore o alla luce, è necessario sviluppare sistemi di stoccaggio e distribuzione adeguati. Inoltre, in molti casi, le prestazioni di barriera all’umidità e all’ossigeno offerte dal packaging edibile non sono ancora equiparabili a quelle delle plastiche, limitandone l’impiego per determinati alimenti freschi o liquidi.

Un ulteriore ostacolo è di tipo culturale. Non tutti i consumatori si sentono pronti a mangiare una confezione, soprattutto in assenza di garanzie chiare sulla sua sicurezza igienico-sanitaria. Superare diffidenze e abitudini consolidate richiederà tempo e un’adeguata comunicazione.

Uno sguardo al futuro

Nonostante queste difficoltà, il packaging edibile rappresenta una frontiera concreta e necessaria per la sostenibilità alimentare. Se le aziende riusciranno a superare le attuali barriere tecniche, economiche e culturali, è plausibile che nel prossimo futuro queste soluzioni possano entrare stabilmente nella grande distribuzione, diventando parte integrante delle nostre abitudini quotidiane. Si aprirebbe così la strada a un modello alimentare più circolare, innovativo e responsabile, capace di coniugare tutela ambientale e nuove esperienze di consumo.

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