Fonte: Il Sole 24 Ore
Il sistema delle denominazioni ha trasformato il vino italiano negli ultimi trent’anni, portandolo da una produzione indifferenziata a un modello di qualità certificata legato ai territori. Ma oggi questo patrimonio rischia di frammentarsi: secondo l’Annual Report di Valoritalia, su 219 Doc, Docg e Igt certificate, solo le prime 40 rappresentano il 95% delle bottiglie, mentre le ultime 139 insieme raggiungono appena l’1,4%.
Un quadro che preoccupa il presidente di Valoritalia, Francesco Liantonio, secondo cui l’elevato numero di denominazioni, pur rappresentando una ricchezza per varietà, diventa un limite se non supportato da strutture di tutela e promozione. Liantonio ha osservato come la debolezza dei consorzi di tutela, presenti in numero insufficiente rispetto alle denominazioni attive, comprometta la valorizzazione delle etichette minori.
Anche Giuseppe Liberatore, direttore generale di Valoritalia, ha evidenziato l’urgenza di rafforzare gli organismi di tutela, suggerendo l’accorpamento di denominazioni su base territoriale per superare l’anonimato e l’irrilevanza commerciale.
Secondo Valoritalia, la recente riforma europea di Dop e Igp offre un’occasione per ridefinire il sistema consortile italiano, creando alleanze e sinergie capaci di rafforzare la promozione, la tutela e la regolazione dell’offerta. Per Liantonio, senza una cabina di regia condivisa, molte denominazioni rischiano di restare solo un nome su un’etichetta, privi di reale valore per produttori e territori.